Religione e sentire comune

Questo sarà il primo di vari altri articoli, in quanto non vorrei mantenervi incollati allo schermo per troppo tempo. Mi scusino i lettori se sarò retorico, enfatico, arrabbiato od offensivo: ogni critica ed offesa è gradita, purché sia firmata e motivata, e ad ogni richiesta di chiarimento verrà data risposta.

1. Non c'è più religione, dirìa me nona
( direbbe mia nonna, ndr)

Potrebbe sembrare una frase scontata, ma così non è.

Si dice che la religiosità sia insita nell'Uomo (e questo non è falso: può essere Dio, la Scienza, la Democrazia...ognuno crede) e che quindi in un'era confusa e sconclusionata come quell'odierna la fede debba essere il punto fermo di ogni persona: più cose si scoprono e meno cose la gente comune capisce (vv. fisica quantistica e gatti di Schrödinger), quindi se l'equazione funzionasse, allora dovrebbe esserci un'esplosione di spiritualità e le chiese/religioni varie dovrebbero registrare numeri impressionanti di fedeli! Dopotutto non siamo più al cospetto del fulmine che generò la religione naturale, ma dinnanzi a sua signoria la Bomba atomica...mica bruscolini.

Dov'è finita la religione, per dio?!

2.Disambiguazione
Vorrei chiarire fin da subito che sono ateo convinto nei confronti di gran parte delle divinità e che se mi dichiaro pagano (cosa che capita spesso) è più un gioco che altro; mi sono allontanato dalla religione diverso tempo fa e non ho intenzione di ritornarvici.

3.Esigenze sociali(tarie)
Spiegare il successo della religione nel sentire comune è piuttosto semplice, la messa, la preghiera del venerdì, lo shabbat, il giovedì pastafariano sono tutti riti collettivi che fanno leva su alcuni meccanismi psicologici di massa, quali l'inclusione/esclusione sociale, il potenziamento delle capacità individuale (“Insieme ai miei fratelli posso fare tutto”), l'annullamento del pensiero individuale e il doppio meccanismo di regressione/prestigio sociale.
In poche brevi e semplici parole, chi non va a messa (esempio) è, nell'ordine:
  • escluso dalla comunità
  • debole, perché fuori dal gruppo
  • pericoloso, perché pensa autonomamente
  • socialmente indesiderabile.
Vi lascio con questa riflessione: provate a sostituire messa con comizio di Hitler/Stalin...

Comments
10 Responses to “Religione e sentire comune”
  1. Cez says:

    Allora, secondo me questi ultimi punti non sono corrispondenti alla realtà giovanile di questi ultimi anni, anzi ad essere discriminati sono forse più i cattolici convinti, ai quali si cerca (a volte giustamente, ma anche troppo insistentemente) di far comprendere le incoerenze che esistono dal nostro punto di vista nella chiesa.
    Non è un'apologia della religione cattolica, né di nessun'altra religione, è solo la mia esperienza.

    Poi a mio avviso non può e non deve essere paragonata una religione a un fenomeno totalitario come il Fascismo o lo Stalinismo.
    La religione rende ciascuno libero di sceglierla o meno negli stati in cui (in modo errato) è la legge a imporla.
    E' proprio questa la differenza.
    Il delitto Matteotti, l'assassinio di Trotskij, sono stati delitti efferati contro "nemici" dei regimi, la deliberata uccisione di intellettuali che si opponevano politicamente a ciò che succedeva nel loro stato.
    La grandissima differenza è l'imposizione forzata.
    Poi che un fenomeno di "imposizione sociale" del cattolicesimo in Italia sia stata presente fino agli anni '60-'70 è vero, ma ora non ritengo sia più così, almeno in ambito giovanile.

    Non c'è ombra di dubbio che la chiesa abbia fatto i suoi danni, per carità, da almeno 500 anni la chiesa mette il naso nella scienza laica e nella politica laica dove non dovrebbe, ci mancherebbe.
    Come lo stesso l'applicazione di regimi islamici provoca la nascita di fenomeni come il terrorismo o il martirio.
    E come l'ebraismo ortodosso sta osteggiando la pace in palestina.
    Ma la colpa va attribuita agli individui in questo caso, non a religioni che se interpretate in modo corretto hanno in loro dei princìpi sani, anche se questi possono essere applicati laicamente e razionalmente.

  2. Anonimo says:

    sono d'accordissimo con Cez..
    le varie religioni possono dare delle ottime traiettorie da seguire a ciascun individuo, vedi ad esempio i dieci comandamenti che non sono altro che dei sani "principi" per vivere bene.
    nessuna religione, se si va all'origine di essa, ha l'obiettivo di imporre a tutti gli uomini una certa condotta e di discriminare coloro che non la seguano. Piuttosto sono gli uomini che, interpretandole a proprio piacimento come fanno anche con le leggi, le hanno utilizzate per imporsi sugli altri uomini e per discriminare.
    la necessità di avere qualcosa in cui credere è segno di debolezza, io la vedo così, ed è una necessità assolutamente insita nell'uomo, uomo che non riesce a spiegarsi tutto ciò che avviene intorno a lui e che ha bisogno di avere, forse, qualcuno a cui render conto, di avere delle leggi "divine " da temere.
    I regimi totalitari non c'entrano nulla.

  3. Ugo Tovil says:

    con calma.
    ad entrambi: io non ho paragonato la dottrina religiosa allo stalinismo, né i contenuti al nazismo. Non ho parlato di chiese, quello sarà un passo successivo. Io ho fatto un discorso più sociologico che altro, se mi passate il termine.
    La verità è che ogni religione va a determinare un Gruppo Chiuso in cui non ci può essere libertà di pensiero! come si può pensare liberamente di fronte ad una "legge di dio".

    La religione sociologicamente è veramente totalitaria, è un'applicazione della psicologia di massa e del rituale collettivo, uno non pensa più a perché lo fa, ma lo fa perché lo fan tutti. Non dimentichiamo poi che ogni religione cerca di plasmare il mondo a propria immagine e somiglianza in quanto detentrice della VERITA'. Non è forse questa una pretesa totalitaria?
    I regimi totalitari si fondano poi del resto sulla stessa debolezza che porta alla religione, non per niente Stalin, Hitler, Mao ecc...sono stati circondati in vita e dopo da un'aria di misticità, ripagati per i loro "sforzi" con l'idolatria del popolo. Non è un'analogia questa?

    In ogni caso inutile cercare la pagliuzza nell'occhio degli altri senza vedere la trave nel proprio. Ho usato una frase conclusiva decisamente forte (apposta).
    però vorrei che rileggeste l'ultimo paragrafo più attentamente.

  4. Cez says:

    Ti assicuro che l'ho letto bene! =)
    Tuttavia non posso essere d'accordo con te.
    Una persona che abbraccia consapevolmente un credo religioso ha precisamente dato un consenso al pensiero esposto in questa religione.
    Ogni religione è dogmatica!
    Comunque io ritengo che non si possa ancora parlare di totalitarismo riguardo la religione perchè essa lascia liberi di scegliere!
    Hitler, Stalin, Mussolini lasciavano per caso libertà di scelta?
    No, mi spiace, non sono d'accordo.

  5. Ugo Tovil says:

    abbracciare consapevolmente un credo religioso?
    non so te, ma quando mi hanno battezzato ero decisamente troppo piccolo per capire. e a sei anni mi hanno spedito a catechismo, idem troppo piccolo.
    comunque ripeto, non sto parlando né di religione né di totalitarismi, ma di FORME soggiacenti ad entrambi ed a meccanismi psicologici, non a scelte individuali libere. il punto non è la scelta, ma ciò che avviene all'interno di una religione. la religione non lascia liberi di scegliere! tu dimentica LE religioni, io sto parlando di RELIGIONE (macroreligione, fenomeno religioso, come vuoi tu, indipendentemente da buddha cristo jeovah allah o l'invisibile unicorno rosa!) e non di cristianesimo/buddhismo ecc...infatti non ho ancora nominato una volta Dio...
    la scelta in un totalitarismo è: o sei con noi o sei fuori. La scelta nella religione è: o credi o non credi. Mi verrai ancora a dire che hai capito tutto? perché secondo me ti sei fissato con stalin e Hitler e non hai proprio letto ciò che ho detto...

  6. Cez says:

    No, la scelta in un totalitarismo è: O sei con me o ti ammazzo.
    La scelta nella religione (facciamo a modo tuo) è: O sei con me o vai per la tua strada.
    E' chiaro che la religione in quanto tale ha un apparato dogmatico che non permette discussioni, ma è intrinseco nella sua stessa natura di religione.
    Altrimenti sarebbe un apparato di proposizioni e concetti che potrebbe essere definito "filosofia".
    La filosofia può essere discussa, la religione no.
    Nella religione o accetti tutti i dogmi imposti o non credi nella religione stessa. E' semplice.
    Invece in un totalitarismo o accetti tutti i dogmi imposti o vieni ucciso o devi decidere di combattere contro il totalitarismo.
    Mi pare una differenza evidente.

  7. Ugo Tovil says:

    ancora una volta, non è un discorso FISICO!
    c..zo sto facendo un esempio sociologico, non fisico!!!!!!!!!!
    "non sto parlando né di religione né di totalitarismi, ma di FORME soggiacenti ad entrambi ed a meccanismi psicologici, non a scelte individuali libere. il punto non è la scelta, ma ciò che avviene all'interno di una religione. la religione non lascia liberi di scegliere! tu dimentica LE religioni, io sto parlando di RELIGIONE"

  8. Cez says:

    Allora dimmi, che cos'è la "RELIGIONE"? Cosa intendi con meccanismi psicologici?

  9. Ugo Tovil says:

    quelli di cui sopra...comunque questa è solo la prima parte, ne dovranno seguire altre...
    ad esempio la giustificazione di un comportamento in base a voleri superiori è un meccanismo psicologici di giustificazione di una consuetudine o il fenomeno dell'inclusione/esclusione sociale come collante del gruppo...

  10. Ugo Tovil says:

    e per religione intendo un insieme di credenze, pratiche e riti organizzati in una forma uniforme e più o meno rigida e codificata.

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