Pacchi di Natale

La concitazione degli ultimi tempi è caratterizzata da una tensione sociale che fa impazzire i termostati delle nostre coscienze. Le controversie governative, assieme all'approvazione dell'eutanasia per il nostro futuro, rappresentata da quel testo orribile che è la "riforma" Gelmini alimentano l'ebollizione dentro la pentola a pressione che si avvicina all'esplosione.

La linea di demarcazione che separa rabbia e violenza è molto sottile: soprattutto se questo confine rappresenta la sopravvivenza, la certezza del futuro, la garanzia del posto di lavoro. Posso capire perchè salgano sui tetti: è una implicita e naturale voglia di riscatto che è il contrario di farsi calpestare come formiche costrette a lavorare. La rabbia ultimamente è stata confusa con la sua deviazione, quella violenza che oggi viene proposta dalla diffamazione mediatica come l'unico motivo per scendere in piazza. Forse questo uso indiscriminato della forza è il risultato dell' oppressione. Un modo come tanti per sgomitarsi tra la folla per farsi vedere e farsi riconoscere da autorità che poi si rivelano incapaci di guardarci. Questo metodo di protesta è la recessione di un movimento di giovani.

Una folla che non sa scorgere l'orizzonte del proprio futuro, che vaga in mare aperto e che, nonostante tutto, preferisce guardare al porto di partenza, anzichè leggere la mappa che le consentirebbe di raggiungere la propria meta. Parlo di una generazione che non perde nulla, che vive "annizero".  Le proteste e le manifestazioni, sia chiaro, non sono rivoluzioni. In questi giorni in troppi hanno confuso la discesa verso Roma come un viaggio verso il potere, verso l'assalimento del palazzo.

Il ritorno è stato solo maceria. Delusione.
Il risultato è stato miseria. Sconfitta. 

La partita non è conclusa: gli elettroni hanno ricominciato a girare attorno ai nuclei .L'atomo della rivincita è creato.

Il movimento vive di rendita: è solo un "no" alla riforma, lecito e condivisibile, che dà senso a queste motivazioni. Ma il potere ha in tasca il telecomando per annullare le proteste. Ha in mano la forza, possiede i numeri per approvare la riforma, ha il potere per rimuoverla e per trasformare il "No Gelmini" in una semplice negazione priva di complemento di termine.

Quindi urleremo un semplice no. Ma a cosa?

Il potere la forza per rendere senza senso le motivazioni della protesta. Dopo un no, in grammatica, segue un complemento di termine. E' proprio quel fine che manca ai movimenti di oggi. Il movimento che negli ultimi mesi è sceso in piazza non ha fatto altro che chiedere il ritiro della riforma, confondendo uno dei passaggi come il raggiungimento del fine. Il movimento composto da ragazzi intelligentissimi e consapevoli dovrebbe contrapporre la propria alternativa e la propria idea di università.

Cari Studenti, come me, mostrate a tutti che mondo volete.
Cari Studenti, come me, non limitatevi a richiedere il ritiro della riforma perchè prima della riforma c'era un università che non funzionava bene.
Cari Studenti, non prendetevela con i poliziotti. Essi sono lo strumento dello Stato: una istituzione che vive per conservare se stessa, non per tutelare i cittadini.

Non state facendo una Rivoluzione.
Contestate dei tagli, ma non è sufficiente per rendere l'Italia un Paese vivibile.
Decidete che posizione prendere.
C'è in ballo il nostro futuro.
La guerriglia urbana è la regressione non la soluzione.

Bless.

kykeon

Comments
6 Responses to “Pacchi di Natale”
  1. Anonimo says:

    articolo di merda. i poliziotti sono dei macellai e la gente fa bene ad attacarli

  2. Cez says:

    Bello insultare senza esporre se stessi. E bravo l'anonimo. Che furbone.

  3. Šareni San says:

    Forse si vergogna perchè non sa scrivere "attaccarli".
    Pensi di essere in grado di esporre le ragioni per cui questo post sarebbe un "articolo di merda"? Brutto limitarsi agli insulti, senza nemmeno firmarsi.

  4. AntiCosimo says:

    non è un articolo di merda. ma io odio i miei genitori.

  5. eliminato says:

    costa, non mi piace troppo il modo in cui scrivi(e chissenefotte!), però condivido buona parte della tua linea di pensiero.

    credo di far parte di una generazione pigra e che sta fin troppo comoda(io oggi mi son svegliato all'una e mezza e non c'ho un cazzo da fare). siamo putrefatti.
    ecco cosa voleva dire il buon vasco brondi con "andiamo a prendere freddo da qualche parte": state scomodi, che è meglio.

    come dice primucci, con un misto di rassegnazione e trotskismo(naaa...non si scrive così!), "in italia si sta troppo bene"

    ergo la rivoluzione devono farla i nostri amici africani.

    è un ragionamento delirante cazzo....

  6. Anonimo says:

    ma questa rivoluzione non la faranno nè i nostri amici africani, nè altri. la rivoluzione è invocata ovunque ma non ci sono le premesse, nè gli spiragli per attuarla. il benessere suona più come una scusa (non volermene!) che come deterrente. sono sempre stato convinto che le rivoluzioni debbano nascere da una elite, da una minoranza, da un gruppo di persone per poi coinvolgere le masse, allargarsi fino a far tremare le fondamenta dei palazzi. il popolo ragiona di pancia, ma la sua bellezza lo rende affascinante e irresistibile

    kykeon

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