Rette parallele

Due rette parallele. Immutabili. Impalpabili. Infinite. Due rette, destinate a non toccarsi mai. Mai. Una volta che le definisci, che le nomini, definisci il loro destino. Nel loro stesso nome è scritta la direzione del loro futuro, il loro compito nell'eternità. Non toccarsi, mai. Povere rette.

Eppure sono dipendenti l'una dall'altra: nel loro stesso nome è definita la loro esistenza, perchè per esistere, per essere definite, per essere chiamate parallele hanno bisogno l'una dell'altra. Come la marea ha bisogno della Luna sebbene sa che per quanto possa essere attratta dal satellite non potrà mai baciarlo.
Dunque queste rette non riusciranno mai a intersecarsi. Ma se esistesse un punto nel piano geometrico che evade dalle leggi di Euclide? Un punto dove la realtà esce da normale, un punto irripetibile, dove ogni cosa perde il suo senso, o forse dove comprende il suo vero senso, dove ogni cosa smarrisce la cognizione del proprio io e si riconosce in una nuovo essere, un punto dove la geometria si mette a servizio dell'arte e la ragione a servizio della follia. Un punto dove due rette parallele, intersecandosi, abbracciano il senso della propria esistenza.

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